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venerdì 12 settembre 2025

A volte ritornano, storia di un blog senza lettori

Sono passati poco di più di quattro anni dall'ultima volta che ho aggiornato questo blog (ben sei da quando ho smesso di scrivere con costanza). Una cosa che mi è sovvenuta in questo periodo in cui sono stato naturalmente portato a tenere le distanze da penna e tastiera, ho riflettuto su quanto artefatti e forzati fossero molti articoli, recensioni, racconti e sceneggiature che avevo scritto nel corso degli anni. Mi sono reso conto di quanto tutto quel tempo passato ad affinare uno stile e a cercare di rendere le mie pubblicazioni su blog e giornali quanto più gradevoli e contenutisticamente appetibili non fosse altro che un tentativo di diventare qualcuno, di "lavorare con la scrittura". La verità è che era diventato noioso e pesante. A scanso di fraintendimenti, scrivere mi ha sempre divertito e costituisce tutt'oggi una valvola di sfogo che mi permette di mettere in ordine idee, lasciar sfiziare la fantasia e "costruire quei mondi" che si presuppone la conoscenza di una lingua dovrebbe contribuire a creare. Di tanto in tanto rileggevo qualche vecchio pezzo e non mi vergognavo della mia inesperienza e degli evidenti errori strutturali, contenutistici e grammaticali che facevo quand'ero più piccolo; piuttosto sorridevo ricordando l'arroganza con cui, anni prima, avevo cliccato il pulsante "Pubblica" convinto di aver sfornato l'ennesimo impeccabile articolo. Ogni tanto mi ha attraversato la mente l'idea di tornare a scrivere: le ingenti quantità di romanzi, saggi e pièce teatrali che mi hanno accompagnato nel corso dei primi anni universitari mi avevano portato a sviluppare quella strana sensazione di chi ascolta senza mai parlare. Ero diventato spettatore di un mondo in cui da piccolo mi ero convinto di voler entrare. Pubblicare per lavoro non mi manca, scrivere con cadenza regolare non mi manca (anche perché a mantenermi scrittoriamente attivo ci ha pensato, nel tempo, quella strana e irraggiungibile creatura, il paper accademico che tutt'oggi mi provoca un fremito d'incertezza quando me ne viene assegnata la realizzazione nell'ambito di questo o quell'altro corso, tanto che ne sono incuriosito e al tempo stesso spaventato all'idea di avventurarmi per mari, quelli della ricerca, che non conosco, solcati come sono da marinai ben più esperti di me). Questo blog è un diario, un quaderno degli appunti, una scatola degli hobby, quel taccuino che aggiorni per dieci giorni di fila per poi dimenticarlo in un cassetto per quattro anni. È così che penso sia giusto che sia. Pubblicherò, di quando in quando, un racconto, degli appunti su un romanzo, forse qualche sceneggiatura o, perché no, qualche testo in lingua straniera. Non mi aspetto che li legga nessuno, in quanto non vi è un lettore designato per quanto condividerò tra le pagine digitali del vecchio caffèletterario. Non c'è un calendario, nè un contenuto fisso: solo tanta voglia di divertirmi e di tenere insieme, sullo stesso quaderno, qualche piccolo appunto.

The key

I was but a child thinking of how good life could be here and now, football and cartoons were all I could see and expetations on my caree...